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Reddito di cittadinanza, arriva la stretta: si perde rifiutando anche offerte da privati

I punti chiave

1′ di lettura

Arriva la stretta al reddito di cittadinanza che, nelle intenzioni, punta a risolvere il problema della carenza di manodopera, soprattutto nei settore turistico e ricettivo. Anche il “no” a un’offerta congrua a chiamata diretta da un datore di lavoro privato rientra nel calcolo dei rifiuti che possono costare la perdita del beneficio. È quanto prevede un emendamento presentato dal centrodestra al dl aiuti approvato dalle commissioni della Camera con il voto contrario del M5s.

Offerte di lavoro proposte direttamente dai datori privati

Le offerte congrue possono essere proposte «direttamente dai datori di lavoro privati» ai beneficiari che firmano il Patto per il lavoro (in cui è previsto l’obbligo di accettarne almeno una di tre). Il datore di lavoro privato comunica quindi il rifiuto al centro per l’impiego ai fini della decadenza.

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Mancata accettazione offerta congrua, ministro Lavoro definisce le modalità di verifica

La modifica è frutto di emendamenti identici riformulati presentati anche da Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), Riccardo Zucconi (FdI), Rebecca Frassini (Lega), Paolo Zangrillo (FI), da Lucia Scanu e Manuela Gagliardi (Misto). Un emendamento quasi identico era stato presentato da Marialuisa Faro, passata nel frattempo da M5s a Ipf, che lo ha ritirato. Il Pd ha votato a favore, allineandosi al parere del governo. La norma prevede inoltre che il ministro del Lavoro debba definire con decreto le modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione dell’offerta congrua.

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