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Ora legale, domani si cambia: cosa serve sapere su risparmi, luce, abitudini

L’ora legale tutto l’anno conviene?

La Società Italiana di Medicina Ambientale(Sima) e Consumerismo No Profit, che hanno raccolto 265mila firme a sostegno di una petizione per mantenere l’ora legale. «Siamo oramai a numeri da proposte di Referendum Popolare – osservano il presidente Sima, Alessandro Miani, e il Presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele –. A questo punto non escludiamo di percorrere formalmente questa strada, dato che è stata appena varata la piattaforma digitale per la sottoscrizione dei Referendum abrogativi dal Governo Draghi, rimasto negli ultimi mesi del suo mandato impermeabile alla richiesta di popolo. Chiediamo oggi alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di trovare il modo di congelare il passaggio all’ora solare previsto per il 29 ottobre, dando così modo al gestore della rete elettrica di verificare sul campo il reale risparmio ottenibile in termini economici e ambientali». Sima e Consumerismo No Profit sottolineano che mantenere l’ora legale – soluzione peraltro già attuata durante i periodi bellici e di crisi energetica – è semplice, a costo zero e in grado di contribuire al superamento del difficile momento economico che il Paese si appresta ad attraversare. Oltre al risparmio energetico, che col crescere dei prezzi del gas è passato da stime di 500 milioni l’anno basati sui dati Terna ad oltre 2 miliardi e mezzo di euro per il solo 2023, si aggiungerebbe un taglio di emissioni climalteranti pari a 200.000 tonnellate di CO2, equivalenti a quella assorbita piantando dai 2 milioni di nuovi alberi, con benefici per la salute umana e planetaria. Non solo: «Non essendo più l’Italia un Paese con la maggioranza degli abitanti impiegati in agricoltura – osserva Miani -, viene meno anche la necessità di dover disporre di luce solare già al mattino molto presto. – L’ora legale è stata definitivamente adottata nel nostro Paese nel 1965-66 diventando popolare proprio in periodo di crisi energetica degli anni ’70 e ha già subito una estensione di circa 3 mesi nel 1996 sulla base di indicazione comunitarie europee».

Secondo il Centro Studi di Conflavoro Pmi, la Confederazione nazionale delle piccole e medie imprese, mantenere l’ora legale farebbe risparmiare fino a 2,7 miliardi di euro nel 2023 sui consumi dell’elettricità. Si tratta di una stima basata sull’ultimo fabbisogno energetico certo (dati Terna al 2021) pari a 318,1 miliardi di KWh rinnovabili comprese (i primi 8 mesi del 2022 hanno già registrato una media di fabbisogno mensile di 25,9 miliardi di KWh) calcolati sul prezzo oggi nel mercato tutelato da Arera, ossia 0,51 euro/KWh calcolato al momento per il mese di ottobre 2022.

Nel dibattito è intervenuto anche l’ex ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, attuale consulente del nuovo responsabile dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin: secondo Cingolani, i risparmi energetici derivanti all’abolizione dell’ora solare non sarebbero così rilevanti da un punto di vista energetico, «perché quell’ora che si guadagna la sera, molto probabilmente la si perde la mattina» dal momento che ci si sveglia col buio».

La posizione dell’Europa

E l’Europa che ne pensa? Sono diversi anni che nella Ue si discute se mantenere l’ora legale per tutto l’anno. Nonostante la linea sia chiara, gli Stati membri, come accade talvolta su dossier europei, si muovono in ordine sparso.

L’Ue ha unificato per la prima volta le disposizioni relative all’ora legale nel 1980, al fine di garantire un approccio armonizzato al cambio dell’ora nel mercato unico. Prima di allora, infatti, le pratiche nazionali relative all’ora legale e agli orari erano divergenti. L’attuale direttiva sull’ora legale impone ai 27 di passare all’ora legale l’ultima domenica di marzo e di tornare all’ora solare l’ultima domenica di ottobre.