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Dl Aiuti, sì alla fiducia della Camera con il sostegno M5S. Conte: al Senato vedremo

I punti chiave

2′ di lettura

Sì della Camera alla questione di fiducia posta dal Governo sull’approvazione del Dl aiuti con 410 voti favorevoli e 49 contrari (un astenuto). Con l’apporto numerico della rappresentanza del M5S, all’indomani del colloquio a Palazzo Chigi tra il leader Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel corso del quale sono state poste condizioni politiche ribadite anche in sede di dichiarazione di voto, a Montecitorio.

Voto finale lunedì 11

Il voto finale sul provvedimento con le ulteriori misure dettate dalla crisi ucraina, stimate complessivamente in circa 26 miliardi, è programmato per lunedì prossimo alle 14. Il decreto legge passerà quindi all’esame del Senato (scade il 16 luglio). Con esso vengono disposti interventi in materia di energia (nel testo è confluito l’ultimo “decreto bollette”), produttività delle imprese, attrazione degli investimenti e sostegni sociali.

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L’incognita del Senato

Sullo sfondo restano comunque i delicati equilibri nella maggioranza, e soprattutto la posizione dei Cinque Stelle interessati da un profondo travaglio interno. Sono stati 28 i deputati M5S a non aver votato il Dl Aiuti nell’Aula della Camera. Tredici risultavano in missione e 15 assenti, in base ai tabulati della votazione che indicano i M5S presenti comunque al 72,8% (75 deputati su 103). «Diamo la fiducia oggi a questo Governo, ma attendiamo delle risposte: ci aspettiamo misure a lungo termine che consentano ai cittadini di superare un momento di crisi così lungo, la conferma del reddito di cittadinanza senza se e senza ma, il salario minimo, il Superbonus e lo stop alla speculazione sul prezzo del gas». È quanto ha affermato il deputato Luigi Gallo del M5S in dichiarazione di voto sul Dl Aiuti. Posizione del resto in linea con quella espressa dal leader Giuseppe Conte («sì alla fiducia alla Camera, al Senato vedremo»).

Il nervo scoperto dell’inceneritore di Roma

Uno di punti più invisi ai Cinque Stelle è quello della norma sull’inceneritore a Roma, prevista dal provvedimento. «Francamente non abbiamo compreso perché ci sia stata l’ostinazione di inserire una norma del tutto eccentrica rispetto alla materia dei sostegni, quella che riguarda l’inceneritore, che è qualcosa di assolutamente obsoleto. Non possiamo condividere questo contenuto», secondo Conte.

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Il faccia a faccia con Draghi

Di fatto il voto sulla fiducia rappresentava l’occasione per capire se la posizione del leader fosse condivisa o meno dai deputati e in quale misura. Una linea che Conte ha illustrato al presidente del Consiglio Mario Draghi, in occasione del recente incontro tra i due. Il leader pentastellato ha confermato di voler continuare a condividere le responsabilità di Governo a fronte tuttavia di «un forte segno di discontinuità». Poi, a distanza di poche ore, ha alzato decisamente i toni sottolineando che nelle mani di Draghi non si trova alcuna «cambiale in bianco» e che il sostegno è lungi dall’essere scontato.