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Crollo sulla Marmolada, le notizie di oggi. Droni avvistano alcuni indumenti. Gli escursionisti continuano a salire: “Fermatevi, è pericoloso”

Sulla Marmolada riprendono le ricerce con l’incubo che si fa sempre più concreto: dover rinunciare, forse per sempre, al ritrovamento dei corpi rimasti sotto l’enorme quantità di ghiaccio e detriti venuti giù dalla Marmolada. A costringerci a considerare questa ipotesi sono i soccorritori, quelli che continuano a portare avanti le ricerche nonostante le molte difficoltà. Walter Cainelli, presidente del soccorso alpino Trentino, è stato uno dei primi ad arrivare domenica sulla Marmolada: “Sarà difficile recuperare le vittime – ha detto – perché farlo mette in pericolo i soccorritori”. Cainelli ha definito la scena attuale sul pendio come “un fiume di ghiaccio, sassi e rocce” su cui è praticamente impossibile effettuare delle ricerche in profondità, in particolare per quanto riguarda la parte superiore. Oggi i glaciologi valuteranno le condizioni del blocco di ghiaccio che ancora pende. “È impensabile salire ora con un pezzo di ghiaccio in un equilibrio così precario. Se cadesse le persone non potrebbero essere avvertite in tempo per salvarsi”.

L’unico modo è cercare di osservare la massa dall’alto con i droni per individuare a livello visivo qualsiasi elemento che possa essere utile per rintracciare qualcuno. Spiega Maurizio Dell’Antonio, del Soccorso Alpino nazionale: “Si va lì in maniera molto veloce, chi scende dall’elicottero fa una sorta di documentazione fotografica, si prende il reperto e ce ne andiamo via. Si va solo a recuperare qualcosa in superficie. Non possiamo più scavare, la massa di neve si è talmente consolidata che non si può incidere nemmeno con un piccone”.

Gli appelli dei familiari di chi manca all’appello non rimangono inascoltati. “Porteremo avanti le ricerche all’estremo”, garantisce Luca Zaia, governatore del Veneto, la regione che ha pagato il prezzo più alto in termini di vittime. Ma la situazione impone di tenere al minimo le speranze.

I droni avvistano alcuni indumenti

Alcuni indumenti, non si sa se riconducibili alle vittime del disastro della Marmolada o a reperti precedenti, sono stati individuati stamani nel corso delle ispezioni con droni in corso nella zona del disastro.

Lo ha riferito ai giornalisti Fausto Zambelli, assistente di volo del nucleo elicotteri della Provincia di Trento. Zambelli ha riferito inoltre che “si vedrà ora se e come recuperare questi reperti, e se questo significhi che vi sono delle vittime o se appartengono a escursioni storiche precedenti”.

Escursionisti continuano a salire: “Fermatevi, è pericoloso”

Alcuni escusionisti continuano a salire sulla Marmolada, nonostante l’intera montagna sia chiusa dopo l’ordinanza del Comune di due giorni. Sono gite “molto pericolose”, viene ribadito dalle autorità, per possibili nuovi crolli.

Tra gli altri ci sono dei “curiosi” che vogliono vedere coi loro occhi la montagna dove hanno perso la vita, travolti da una valanga di ghiaccio, sette persone. Ma anche persone che vogliono comunque percorrere i sentieri nonostante il divieto tassativo, come ribadito oggi in un comunicato dall’autorità che sottolineano gli enormi rischi a cui vanno incontro.

Vertice con i soccorritori, chiusa l’intera area

E’ ora in corso una riunione di coordinamento tra tutte le forze coinvolte nella gestione dell’emergenza per la valanga di ghiaccio che si è verificata domenica sulla Marmolada. L’intera montagna in territorio Trentino “è chiusa”, secondo quanto previsto dall’ordinanza del sindaco di Canazei, Giovanni Bernard.

Le operazioni di ricerca delle persone coinvolte nel crollo del ghiacciaio della Marmolada con i droni dei vigili del fuoco permanenti e del Soccorso alpino proseguiranno per l’intera giornata. “Le operazioni via terra saranno effettuate solo per il recupero di eventuali ritrovamenti effettuati dai droni, per garantire l’incolumità degli operatori”.

La proposta del Veneto: il 3 luglio sia giornata nazionale delle vittime

Il 3 luglio diventi giornata nazionale per la mobilitazione contro i cambiamenti climatici e il ricordo delle vittime della tragedia avvenuta domenica sulla Marmolada. A proporlo sono gli esponenti di minoranza in consiglio regionale veneto, con una risoluzione che ha l’obiettivo di dare una spinta in tal senso al governo.

“È Importante vengano messe in campo adeguate risorse economiche per far seguito all’approvazione della dichiarazione di emergenza climatica approvata recentemente e a esortare le regioni nell’adozione di strategie e azioni locali concrete per mettere fine all’emergenza”, evidenziano poi Elena Ostanel (Veneto che vogliamo), Cristina Guarda (Europa verde), Erika Baldin (M5s), Giacomo Possamai, Vanessa Camani, Anna Maria Bigon, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni, Francesca Zottis (Partito democratico).

“Chiediamo, infine, si faccia valere il principio di responsabilità nei confronti delle generazioni future di cui agli articolo 6, comma 1, 7 e 8, comma 1, dello statuto della regione del veneto attivandosi a livello di politiche locali assumendo ogni necessaria decisione finalizzata a garantire un effettivo contrasto all’emergenza ecologica e climatica in atto”, concludono.

Radar sui ghiacci per monitorare le valanghe

Tecnici specializzati in frane stanno salendo sulla Marmolada per installare all’altezza di un rifugio dei “radar in grado di vedere movimenti rapidissimi, tipo valanghe, e più lenti, tipo frane”. Tra di loro c’è Nicola Casagli, professore di geologia applicata dell’Università di Firenze il cui gruppo di ricerca è uno dei centri di competenza del Dipartimento della Protezione Civile. “Sul rifugio della Marmolada – aggiunge Casagli, arrivato stamane nella cittadina – si è formato un blocco verticale e instabile che piano piano verrà giù perchè non può reggere le pendenze. Se va bene cascherà a pezzettini, se va male a pezzettoni”.  Secondo Casagli, il disastro è avvenuto “per il rialzo anomalo delle temperature  ed è un evento che non capita tutti i giorni, di non facile prevedibilità”.
 

Venti uomini per ispezionare il ghiacciaio

“Stiamo cercando di organizzare per domani, massimo dopodomani, un’ispezione in piena sicurezza direttamente sul ghiacciaio. Lo faremo con unità cinofile e sarà un gruppo interforze di massimo venti uomini”. Lo ha detto Maurizio Dellantonio, presidente del Corpo nazionale del soccorso alpino, che, oggi attorno a mezzogiorno, definirà le operazioni anche con il parere della Protezione civile.

“Dobbiamo organizzare ancora tutto ma molto dipenderà dalla prospettiva meteo, temperature e temporali. Ormai i droni ci hanno dato molto e abbiamo rinvenuto reperti molto importanti”, aggiunge Dellantonio. “L’intervento sarà in discesa a partire dal limite del ghiaccio e saranno utilizzati anche unità cinofile – spiega – i droni hanno già dato molto ma l’intervento su terra dovrebbe consentire un maggior recupero di reperti importanti”.

La delicata e complessa operazione vedrà il gruppo diviso in due squadre. “Saranno impiegati i migliori operatori. Una squadra percorrerà un ramo della valanga, l’altro scenderà lungo l’altro che comprenderà anche il Col del Bois – dettaglia per l’AGI Dellantonio – ovviamente tutto in massima sicurezza e saranno organizzate vie di fuga nel caso di eventuale crollo”.

Quattro droni sul fronte frana

Sono riprese sulla Marmolada le ricerche dei dispersi nella frana di domenica con lo stesso sistema utilizzato nella giornata di ieri. Verranno utilizzati in particolare quattro droni, due nella parte alta e due nella parte medio-bassa del seracco precipitato. La base delle squadre e dei comandi dei droni sono al Rifugio Capanna Ghiacciaio, la struttura sfiorata dalla valanga. Oltre al Soccorso alpino Cnsas opera una squadra del Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf).

Il monitoraggio prosegue negli stessi punti esaminati ieri dal volo dei droni in superficie; in caso di reperti si interverrà per i rilievi fotografici ed eventualmente poi per un veloce prelievo.